Featurism, il pregiudizio che tutte e tutti abbiamo senza saperlo!

Sulla medesima scia del colorism, il featurism è la tendenza a prediligere nell’individuo determinate caratteristiche legate ai più comuni standard di bellezza: ecco quali possono essere le conseguenze e come superare tale pregiudizio.

In una società dove purtroppo l’apparenza troppo spesso assume un ruolo da protagonista, i canoni di bellezza odierni tendono sovente a rivelarsi “tossici”, o quantomeno deleteri, coinvolgendo indistintamente persone di ogni etnia e genere e generando pregiudizi e preconcetti particolarmente diffusi soprattutto nelle comunità nere.

Prende così vita il concetto di featurism che, pur non essendo una novità, recentemente sta facendo discutere soprattutto sui social, rappresentando il pregiudizio verso individui con determinate peculiarità e la naturale propensione nel preferire invece chi presenta caratteristiche correlate a uno standard di bellezza considerata ideale.

Ad essere maggiormente colpite dal featurism sono in genere le persone di colore, questo poiché i pregiudizi delle persone spesso portano spontaneamente a preferire e a considerare di conseguenza solo caratteristiche “eurocentriche”, o comunque tradizionalmente tipiche della razza bianca o caucasica.

Tale concetto sembra dunque andare di pari passo con il colorism, la tendenza ad escludere persone di colore dalla carnagione più scura, in favore di coloro che, pur appartenendo alla stessa etnia, presentano una pelle più chiara.

Cos’è il featurism?

Per quanto oggi concetti quali l’inclusività e il body positive siano sempre più sentiti e discussi, il pregiudizio troppo spesso prevale, finendo per sfociare addirittura in fenomeni tanto pericolosi quanto frequenti quali il body shaming, manifestazione spesso dettata dalla scarsa accettazione della diversità, considerata al pari di qualcosa da combattere, sbeffeggiare, da escludere e isolare, specie sui social dove l’apparenza e l’estetica e gli ideali di perfezione prevalgono sull’interiorità.

La stessa forma di preconcetto e preclusione che alimenta tale fenomeno, si concretizza anche nel featurism, ovvero il pregiudizio verso individui che presentano determinate caratteristiche fisiche e, al contrario, la preferenza rivolta a coloro che invece mostrano tratti conformi a quelli che sono ritenuti veri e propri standard di bellezza ideali e ormai stereotipati.

Proprio il featurism può generare dunque discriminazione, seppur in maniera velata, portando inevitabilmente a considerare come “universalmente perfetto e oggettivo” ciò che in realtà è da sempre ritenuto soggettivo: il concetto di “bello”, appunto. La società occidentale, in maniera più o meno diretta, ha sempre ritenuto le caratteristiche europee più attraenti ed esteticamente piacevoli rispetto a quelle proprie del fenotipo africano, innescando così un meccanismo tale da sfociare nel razzismo.

Oggi se una donna europea decide di volere assumere tratti tipicamente africani, magari ricorrendo alla chirurgia estetica, difficilmente è vittima di pregiudizi. Diversamente, le donne nere non ricevono di certo lo stesso trattamento ma al contrario vengono troppo spesso “emarginate”, come se la loro immagine fosse quasi caricaturale o eccessiva.

Un esempio lampante è rappresentato dalle donne afroamericane che presentano nasi rotondi e grandi, ma che appaiono comunque bellissime proprio perché corrispondenti a quanto è proprio della relativa etnia: tuttavia sono moltissime le celebrities afroamericane che per far sembrare il loro naso “più europeo” hanno scelto di ricorrere alla chirurgia, omologandosi a ciò che gli standard attuali legati all’estetica inevitabilmente impongono.

È vero che i canoni estetici e le tendenze mutano rapidamente, ma a fronte di ciò è sicuramente ingiusto constatare come sia proprio la società a dettare, quasi a imporre, cosa è bello e cosa invece non lo è.

Featurism e colorism

Il concetto di featurism viaggia di pari passo con il colorism, la tendenza a preferire persone di colore che presentano una pelle più chiara, rispetto a chi ha invece una carnagione più scura. Tale pregiudizio ha origini piuttosto antiche: risale infatti ai tempi della schiavitù, quando gli schiavi birazziali o dalla pelle più chiara erano considerati come veri e propri trofei. A loro venivano assegnate mansioni più leggere come semplici lavori domestici, mentre agli schiavi dalla pelle scura, era riservato il duro ed estenuante lavoro manuale all’aperto.

Ancora oggi, caratteristiche tipiche come le treccine africane o i capelli afro vengono ritenute ingestibili, cosa che invece non avviene per i lunghi e fluenti capelli delle donne indiane o caucasiche. Discorso analogo anche per la pelle scura, ritenuta purtroppo “limitante” e spesso oggetto di trattamenti estetici anche particolarmente invasivi al fine di determinarne l’innaturale schiaritura.

Per quanto dunque tali asserzioni siano parte di una realtà puramente esteriore e a tratti velatamente discriminatoria, molti degli standard estetici negli ultimi 10 anni hanno fortunatamente subito radicali cambiamenti, introducendo un concetto di bellezza sicuramente più inclusivo ed eterogeneo.

A testimoniarlo sono proprio i social media, dove influencer e celebrities quali Kylie Jenner scelgono di sottoporsi a procedure cosmetiche e interventi di chirurgia per ottenere ad esempio fianchi più larghi e labbra carnose, tratti sicuramente più comuni nelle donne nere, rispetto a quanto è invece tipico della razza caucasica. Le stesse caratteristiche in questo modo finiscono per diventare veri e propri trend, poiché a imporlo sono gli standard dettati da una società che, per quanto in continua evoluzione, rischia di dare adito a comportamenti discriminatori e a conseguenze psicologicamente distruttive.

Le conseguenze del featurism

Pesanti possono essere le conseguenze del featurism, questo poiché il pregiudizio, a prescindere dalla sua natura, tende inevitabilmente a ferire, generando insicurezza e frustrazione. Essere consapevoli di non corrispondere a determinati canoni estetici può dare adito ad una pressione psicologica tale da rendere il cambiamento un obbligo.

Esempi celebri quali Halle Berry, Kelly Rowland, Tyra Banks e Porsha Williams, così come altre celebrità nere, testimoniano come la società abbia messo in chiaro ciò che considera bello, identificando tale ideale in un’immagine dove caratteristiche come un naso piccolo e appuntito, labbra carnose, fianchi larghi, vita sottile e capelli fluenti appaiono assolutamente imprescindibili.

Per quanto dunque il featurism ponga come ideali caratteristiche spesso poco realistiche, tale pregiudizio appare estremamente scoraggiante: la maggior parte delle donne non nasce con queste caratteristiche e questo genera di conseguenza il bisogno di adeguarsi e il peso della pressione nel cercare di replicare ad ogni costo l’ideale di “bellezza” che la stessa società ha dipinto.

Sorprende come, per quanto ogni individuo sia diverso e perfetto a modo proprio, tutti debbano comunque essere sottoposti alla pressione e al senso di inadeguatezza generato del desiderio di dover rispondere a determinati criteri prestabiliti per essere considerato bello e libero dal pregiudizio del featurism.

Featurism: come superarlo?

Superare il disagio spesso provocato dal featurism è possibile: per quanto tale concetto in molte culture sia ancora profondamente radicato, è sufficiente soffermarsi a riflettere per comprendere come la diversità incarni perfettamente l’idea di unicità, intesa come bellezza individuale.

Il cosiddetto pretty privilege non deve essere determinato unicamente dall’avere un aspetto fisico che si avvicina maggiormente a quelli che sono standard di bellezza dettati dalla società: tutte quelle caratteristiche che contribuiscono a rendere un individuo intrinsecamente desiderabile e bello non possono e non devono rappresentare un privilegio, ma un “valore aggiunto”.

Superare il featurism significa dare risalto e attenzione anche a persone con caratteristiche e background differenti da quanto imposto universalmente dai media, aiutando in questo modo a comprendere che tutti possono essere a proprio modo attraenti, senza distinzioni di etnia e di genere.

Non c’è alcun motivo per il quale si debba sminuire l’immagine altrui col solo fine di esaltare caratteristiche per altri innate: ogni individuo è unico nel proprio genere, e a rappresentare al meglio il concetto di “universalmente bello” è esattamente questa stessa unicità, per quanto essa possa essere imperfetta. Ogni difetto rappresenta un tratto distintivo individuale e, in quanto tale, merita di essere comunque valorizzato.

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