Bodypositivity. Molte persone pensano di capire cosa significhi. Eppure sento così tanta gente dire tante cose negative sugli altri e su se stessi. Non solo sul loro corpo, ma anche sui post di Instagram o di Facebook. Per qualche motivo molte persone pensano che per promuovere la diversità del corpo e la positività, sia più potente postare una foto di se stesse, mezze nude. Ma se qualcuna fa un selfie mezza nuda e non lo fa nel nome di #bodypositivity, allora è una troia o una che vuole acchiappare like. Questo è ciò che la società è e vuole che pensiamo. Ma penso che siano tutte stronzate. Penso che sia una cazzata che io possa pubblicare queste foto ed essere considerata di ispirazione dalla gente, ma la mia amica magra deve vergognarsi se fa altrettanto. La positività rispetto al corpo riguarda ogni corpo.
Mi piace scattare questo tipo di foto di me stessa, perché sono orgogliosa di me. Amo me stessa e il mio corpo, e so di essere bella. Ho pensato diversamente. Forse posso essere ‘di ispirazione’, ma per favore non fate vergognare quelli che non hanno una storia del genere, a cui piace solo postare belle foto di se stessi.

La ventunenne Mandy Hoogenboom, attraverso il suo post, manda un messaggio davvero forte, e che spesso dimentichiamo: essere a favore del body positive non significa celebrare l’obesità, ma dare l’opportunità a chiunque di stare a proprio agio con se stessa, anche con una fisicità che non rispecchia i canoni imposti da moda e social. E, soprattutto, promuovere la bodypositivity non significa puntare a esaltare solo un tipo di corpo, quello più formoso e morbido, perché insultare e offendere le persone estremamente magre con quelle frasi che conosciamo fin troppo bene, “Sembri un morto”, “Le ossa diamole ai cani”, è umiliante, per chi le riceve, esattamente come per chi, con dei chili di troppo, si sente bullizzato e discriminato.

Allo stesso modo, il senso del post di Mandy vuole sottolineare anche un’altra questione: presentarsi sui social in lingerie, anche sexy, proprio come ha fatto lei, non deve essere considerato “accettabile” solo se a farlo è chi vuole promuovere un messaggio di tipo social, come appunto quello che si schiera contro il body shaming, ma deve essere un diritto godibile a priori, da chiunque. Anche a chi vuole farlo solo perché si piace e vuole mostrarlo.

L’inclusività, insomma, deve essere per tutti. Altrimenti, per difendere il body positive, si rischia sempre e comunque di discriminare qualcuno.

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