Prendersi cura della propria pelle non significa solo struccarsi tutte le sere e seguire una beauty routine giornaliera, ma anche prestare attenzione alle componenti dei prodotti che usiamo, ad esempio; sempre più persone, infatti, hanno capito quanto sia importante prendere a cuore la salute della propria pelle, piuttosto che pensare esclusivamente al lato estetico, e stanno approfondendo altri aspetti, nei prodotti beauty, che vanno al di là della semplice efficacia o delle promesse da spot televisivo.

Per loro esiste anche una definizione precisa, quella di skintellectual, ovvero gli “intellettuali della pelle”.

Chi sono gli skintellectual?

Per dirlo in parole molto semplici, gli skintellectual sono coloro che sanno tutto dell’INCI e della lista di ingredienti dei prodotti per la pelle, conoscono a menadito la differenza tra BHA e AHA (per inciso e per i profani, il primo è l’acido salicilico che agisce profondamente nella pelle e dona luminosità, il secondo invece è solubile in acqua ed è più efficace sulla superficie cutanea); non si tratta, insomma, di essere semplicemente appassionati di beauty, ma anche di saper riconoscere le caratteristiche positive e negative di ogni prodotto.

Il fenomeno è nato all’incirca nel 2011, quando la K-beauty, ovvero la bellezza coreana, si è fatta largo anche nel mercato occidentale, grazie anche alla distribuzione su larga scala in brand importanti come Sephora, CVS e Urban Outfitters.

Cosa c’entra la skin routine coreana con gli skintellectual? Semplice: alla base della K-beauty c’è proprio l’idea del processo in più fasi (ricordiamo i dieci passaggi della skincare coreana), a riprova di come prendersi il giusto tempo per curare la propria pelle dia ottimi risultati, e perciò sia importante occuparsi anche dell’aspetto più implicitamente “tecnico” dei prodotti che usiamo.

Cosa fa uno skintellectual?

Lo skintellectual si fa attirare, nella scelta del prodotto da usare per la propria pelle, dagli ingredienti in esso contenuti, più che del claim del prodotto stesso. Sa riconoscere le differenze emollienti e umettanti, leggere l’INCI e capire anche come combinare o stratificare prodotti diversi per ottenere un risultato luminoso, pulito e che, al contempo, sia salutare per la propria pelle.

C’è da dire che sempre più persone stanno diventando skintellectual, avvicinandosi quindi alla scienza alla base dei prodotti e degli ingredienti per la cura della pelle, orientando quindi le proprie scelte non tanto sulle profumazioni o sulla texture dei prodotti, quanto sulla presenza o meno di ingredienti che, a lungo andare, potrebbero risultare più dannosi per la pelle. Il che implica anche il domandare al proprio dermatologo di fiducia, ad esempio, per ricevere consigli.

Vogliono che io, come loro dermatologo, controlli che i prodotti funzioneranno davvero rispetto a credere solo alle affermazioni di marketing – ha spiegato ad esempio il dottor Dendy Engelman – E hanno domande molto specifiche su ingredienti specifici.

Skintellectual: il futuro del beauty?

Con gli skintellectual è nata anche una nuova figura, quella dello skinfluencer, che ovviamente porta la propria esperienza sui social per informare e dare consigli sui prodotti di cosmesi e i vari ingredienti che li compongono.

La diffusione di questo ruolo è data anche dalla sempre maggiore consapevolezza che consumatori e consumatrici hanno rispetto ai prodotti che usano per la propria skinroutine, tanto che secondo un sondaggio del 2017 condotto dal gruppo NDP il 40% delle donne americane basa la propria ricerca di prodotti di beauty sull’assenza di parabeni e solfati, un numero che è cresciuto del 7% rispetto al 2015, a riprova del fatto che ci sia sempre un maggior interesse verso questo importante aspetto.

Tra l’altro, con gli skinintellectual, sono nate anche nuove figure di influencer: gli skinfluencer, che sanno di tutto, dal giusto peso molecolare dell’acido ialuronico alle capacità esfolianti dell’acido lattico. Negli Stati Uniti, un sondaggio del 2017 del gruppo NPD ha rivelato che le donne americane stanno diventando sempre più consapevoli di ciò che mettono sulla pelle, con il 40% di loro che è alla ricerca di prodotti senza parabeni o solfati (nel 2015 erano il 33%).

Ovviamente la crescente attenzione verso l’aspetto “salutare” dei prodotti di bellezza può essere dovuta anche alla grande eco che stanno avendo le questioni ambientali, con le persone sempre più intenzionate a usare prodotti cruelty free, quindi non testati su animali, e che riducano al minimo sprechi e inquinamento, in nome di una sempre maggiore sostenibilità, comportamento estremamente importante per la salvaguardia del pianeta.

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