Abbiamo affrontato spesso il tema della body positivity, abbiamo chiacchierato con influencer come Belle di faccia riguardo alla difficoltà di amare davvero se stessi e il proprio corpo, a fronte degli ostacoli messi in campo dalla nostra società.

Non è infatti un segreto la consapevolezza che essere grassi è da molti ancora considerata una colpa e che a una corporatura massiccia vengano associati spesso disvalori come la pigrizia, la scarsa cura di sé e la malattia. E quando c’è chi cerca di promuovere una visione diversa, dichiarando semplicemente di amarsi, ecco che spuntano le solite critiche (quando non sono dei veri e propri insulti) perché si è subito accusati di promuovere un modello di vita insano, senza nemmeno essere informati sull’effettivo stato di salute dell’interessato.

Ne abbiamo parlato spesso, ma mai con un uomo. Per questo ci è sembrato subito interessate poterne discutere anche con Riccardo Onorato, un ragazzo napoletano trapiantato a Roma che su Instagram ha raggiunto più di 80mila follower con l’account Guy Overboard, parlando proprio di body positivity declinata anche al maschile.

Riccardo non ha paura a mettersi a nudo, mostrando la propria corporatura e parlando francamente di una tematica che, sbagliando, facciamo fatica ad associare all’universo maschile. Lo abbiamo quindi contattato per chiedergli dei suoi messaggi, mettendolo anche a confronto con le principali critiche che vengono mosse a chi si fa promotore di questa battaglia.

Ciao Riccardo, il movimento body positive negli ultimi anni ha preso finalmente piede, partendo dai social, per arrivare fino alle passerelle. È però quasi sempre declinato al femminile. Pensi che questo sia perché gli uomini non soffrono quanto le donne per il body shaming o perché, al contrario, gli uomini sono ancor di più vincolati a determinati canoni estetici?

“Il movimento Body Positive è nato dal movimento femminista, quindi penso sia stata una naturale conseguenza quella di alimentare la discussione in quell’ambito. Ma oltre a questo bisogna ammettere che oggi, come allora, sono ancora le donne quelle maggiormente colpite dai giudizi sui canoni estetici. Ciò non vuol dire che gli uomini non subiscano il body shaming, ma c’è ancora questa tendenza tossica per cui se un uomo prova vergogna si mostra debole. E socialmente a un uomo ancora non è concesso
essere debole, altrimenti non è un “vero uomo”. Per questo tanti uomini tendono a non parlarne, lasciando credere che non ne soffrano.”

Perché, secondo te, si fatica tanto a liberarsi dall’idea che l’uomo plus-size sia necessariamente quello pigro, che non ama lo sport, che beve birra e mangia solo schifezze?

“Credo che da un lato il problema sia l’idea troppo radicata che i corpi possano essere naturalmente magri, ma non naturalmente grassi.

Crediamo insomma che la diversità dei corpi non esista, e che sia impossibile che una persona nasca e viva in quanto grassa anche senza perpetrare comportamenti poco sani.

Inoltre continuiamo a pensare che la salute abbia a che fare solo con le nostre condizioni fisiche. Che sia insomma solo in mano agli individui la responsabilità per la loro capacità di sostenere la propria salute. Ma non è così: la salute è molto più complessa, è definita in maniera diversa e si mostra in modi diversi. Ma poi bisogna essere in salute per meritare rispetto?

Pensi che il mondo della comunicazione si stia impegnando per abbattere gli stereotipi di bellezza maschili così tanto quanto sta facendo con quelli femminili?

“Le scelte di rappresentazione della bellezza hanno cominciato a essere più ampie e inclusive anche per gli uomini. Ma le donne hanno dovuto abbattere stereotipi molto più forti. Per questo il risultato è maggiore di quello maschile. Noi nel corso degli anni abbiamo per lo meno già avuto modelli di uomini grassi, anche se il loro valore era legato soprattutto alla forza. Penso a Bud Spencer ad esempio (che per la cronaca ha vissuto fino a 87 anni!).

Io credo che l’importante sia continuare a parlarne e a far capire che trattare i corpi attraverso delle regole (qualunque esse siano) non lascia spazio a molteplici modi di essere e apparire e non permette di sentire la propria bellezza alle proprie condizioni.

Meritiamo insomma di essere belli e di essere amati alle nostre condizioni, non secondo una serie di standard.”

Parte del tuo messaggio è anche dedicato al mondo beauty. Quali difficoltà hai riscontrato, in quanto uomo, nel parlare di questo argomento? Il concetto di una mascolinità rude e trasandata è ancora molto radicato o qualcosa sta cambiando?

“Le nuove generazioni stanno creando una vera e propria rivoluzione nel mondo beauty e ormai i giovanissimi non hanno più un’idea di mascolinità che escluda il benessere dalla loro vita. La difficoltà è più nelle generazioni precedenti, partendo dai miei coetanei. La mascolinità è per loro ancora una categoria stretta e poco flessibile.

Per cui un uomo non deve dare importanza all’estetica perché è qualcosa “da femmine” e preoccuparsene rende meno virili. E ragionando in questo modo è facile che la mascolinità diventi tossica, contribuendo non solo ad incatenare gli uomini a ruoli sociali rigidi, ma diffondendo la misoginia, la violenza di genere e l’odio verso ciò che è la femminilità. Nonostante ciò io lo faccio proprio perché voglio dimostrare che stare bene con il proprio corpo ha a che fare con l’essere felici. E meritiamo tutti e tutte di sentirci felici.”

Esporsi su argomenti del genere purtroppo comporta doversi confrontare a volte con insulti e diffidenze. A te è capitato? Da parte di uomini e donne? Quali sono le critiche più frequenti che ti vengono rivolte dai due generi?

“Ammetto di essere abbastanza fortunato perché sui miei canali arrivano pochi insulti. E se arrivano tendo ad eliminarli perché voglio creare dei luoghi virtuali sicuri, in cui tutti possono parlare e condividere le proprie esperienze. E siccome ogni persona è in una fase diversa di scoperta di se stesso, un insulto potrebbe avere un impatto molto più forte su un’altra persona che legge quel commento rispetto a me.

Di norma comunque le critiche più frequenti arrivano dagli uomini, soprattutto da quelli che hanno fatto un percorso di perdita di peso.

Per loro credo sia difficile immaginare che una persona grassa possa essere ugualmente felice e soddisfatta senza doversi infliggere le pene che loro hanno vissuto.

Ma se le persone si sentono minacciate nel vedere altri che non aderiscono alla loro idea di felicità, dovrebbero chiedersi cosa possano fare loro per essere più felici. Altrimenti essere dimagriti a cosa è servito?”

Cosa rispondi a coloro che accusano influencer body positive come te di promuovere l’obesità?

“Rispondo che la Body Positivity invita a smettere di giudicare il proprio corpo o quello altrui perché questo può permettere di liberarsi dall’ossessione del peso. E andare oltre il concetto di peso permette di diffondere l’idea che non c’è niente di sbagliato ad avere un corpo “diverso”, ma che anche questi corpi hanno delle qualità uniche che vanno celebrate.

Opprimendo le persone per il loro corpo invece le costringiamo a prendere decisioni di difesa. E in questo modo non hanno l’opportunità di apportare cambiamenti che possano rendere migliore la propria vita o anche la propria salute. La Body Positivity crea quindi lo spazio affinché tutte le persone possano vivere con piena umanità. Non come persone che hanno fallito sul loro corpo, ma come complete e preziose. E come può tutto questo significare che un influencer body positive promuova l’obesità?”

Seconde te, come si può riuscire a capire se i propri gusti estetici derivano da una legittima inclinazione personale o se invece sono condizionati dall’influenza “grassofobica” della nostra società?

“È un linea molto sottile, perché la paura di essere grassi o ingrassare è talmente radicata nella nostra società che i nostri gusti estetici sono influenzati dalle aspettative e dagli ideali sociali. Secondo me basta domandarci se il nostro gusto estetico condiziona a tal punto la nostra vita da non realizzare qualcosa che vogliamo, da modificare le nostre scelte, le nostre esperienze, il nostro modo di esprimerci o di sentire.

Perché è proprio questo che fa la grassofobia: ci dice che in quanto grassi non possiamo fare o sentire certe cose.

Se ad esempio pensiamo di non poter andare al mare in costume fino a quando non cambieremo qualcosa del nostro corpo, allora il nostro gusto estetico è indubbiamente influenzato dalla grassofobia. Come possiamo impedirci di vivere un’esperienza così bella a causa del nostro corpo? Per questo dobbiamo anche imparare a non fare affidamento nell’essere riconosciuti come persone in funzione del nostro aspetto. Altrimenti continueremo a preoccuparci sempre troppo del nostro corpo! La vita è troppo grande per farsi condizionare da un gusto estetico.”

Cosa rispondi a coloro che, in opposizione al pensiero body positive, affermano che senza il disagio di trovarsi in un corpo che non piace non si avrebbe mai alcuna spinta verso il miglioramento? 

“Capisco che viviamo in un cultura che considera il corpo che abbiamo come indegno e che accettarlo, qualunque esso sia, sia visto sempre come una sconfitta. Ma non è basando la nostra vita su paure, sensi di colpa o vergogna che miglioriamo.

Infatti, quando raggiungiamo una forma ideale del corpo facendo leva sul disagio, abbiamo comunque paura di perdere la forma fisica raggiunta, ci sentiamo in colpa per qualsiasi chilo in più e proviamo vergogna di farci vedere dagli altri con un corpo anche solo leggermente diverso. Insomma, ritorniamo al punto di partenza e il disagio non ci ha migliorati affatto!

Accettare il proprio corpo invece ha a che fare con l’approvare e amare se stessi nonostante le nostre imperfezioni, reali o percepite. Permettendoci ad esempio di cominciare a ottenere delle cure mediche migliori perché sappiamo di avere diritto a qualcosa che vada oltre il perdere peso, a trovare la fiducia necessaria per stabilire i confini con le persone nella nostra vita e nelle relazioni, a smetterla di confrontarci con tutti e liberarci dal dolore dell’odio che abbiamo verso noi stessi.

Per questo la Body Positivity ha effetti positivi. Perché accettare e amare il nostro corpo permette di liberarci dalla volontà di danneggiare il nostro corpo.”

Se volete conoscere qualcosa di più su Riccardo, sfogliate la gallery dove racconta di sé e del suo lavoro:

"Amare il proprio corpo non è solo 'roba da donne', quindi anch'io mi metto a nudo"
Fonte @guyoverboard
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