A meno che non siate disposte a trascorrere l’estate barricate in casa, qualsiasi sia il corpo che vi portate appresso dovrete fare i conti con l’inevitabile prova costume. Che siate più asciutte di un’acciuga, che tentiate di rimediare all’ultimo minuto o che ormai siate rassegnate, il costume da bagno sarà comunque in grado di far vacillare ogni vostra sicurezza. Perché in spiaggia non vi sono look in grado di “nascondere e valorizzare”. L’outfit estivo è spietato nella sua sincerità. Dovrete e dovranno tutti fare i conti con il vostro corpo.

Ora che vi ho infuso dell’ansia extra di cui non avevate affatto bisogno, vi voglio però dire un paio di cose.

Innanzitutto non siete sole. Anche noi ometti non viviamo benissimo il momento in cui dovremo mettere in bella mostra le nostre pance flaccide. Forse siamo statisticamente più propensi a liquidare l’imbarazzo con uno “sticazzi” generale, ma in un’epoca in cui la cura estetica si è fatta così diffusa, state tranquille che un po’ moriremo dentro anche noi per ogni addominale scolpito che avvisteremo sul bagnasciuga.

Siamo quindi solidali con voi fanciulle nel perpetrare questa tortura stagionale, che a ben pensarci, è in realtà la prova di una nostra immensa e collettiva fobia. Quella del grasso.

Per spiegarmi meglio, vorrei partire da questo post di Belle di faccia (due ragazze che stanno tentando di portare alla luce quanto il bosdyshaming sia radicato nella nostra società, prendendosi un sacco di insulti, solo per il fatto di essere sincere. Dopotutto la verità non piace a nessuno).

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Ci rendiamo conto che questa sarà una pillola difficile da ingoiare, ma è un dato di fatto: non basta non scrivere "muori cicciona" sotto ai nostri post per non essere grassofobici. Bisogna, invece, scavare nel profondo e analizzare i motivi per cui siete così terrorizzati di prendere due etti, di avere un rotolino di pancia da seduti o delle calorie di quel gelato che avevate voglia di mangiare oggi. È una questione di salute? Secondo Christy Harrison, ricercatrice e host del podcast di successo Food Psych, molti dei suoi clienti non sono soddisfatti dei miglioramenti che la loro salute raggiunge con i suoi percorsi di intuitive eating: anche se si sentono meglio e hanno eliminato dei fastidiosi disturbi, non hanno perso peso, quindi non hanno acquisito il thin privilege. Ci sono vari sondaggi, poi, che dicono che tristemente una larga percentuale di persone preferirebbe togliersi un anno di vita, avere un grave incidente o divorziare che essere grass*. Se ci aggiungiamo tutti i metodi assurdi che le persone sono disposte a utilizzare per perdere peso a tutti i costi, dalle diete detox pericolose e ultra restrittive a intrugli di tutti i tipi e persino droghe, se pensiamo a frasi come "tizia è stata molto malata, ma il lato positivo è che ha perso molto peso, quasi quasi mi auguro anche io una malattia!", vediamo come il desiderio di essere per forza magr* sovrasti qualsiasi priorità salutista. Perché? Perché con la magrezza arrivano dei privilegi, dei vantaggi a livello sociale, perché più si è vicini allo standard di bellezza eurocentrico meno si viene discriminati, perché al grasso vengono attribuite caratteristiche negative come la pigrizia, la scarsa igiene, l'avidità, l'ingordigia, la poca professionalità. Al di là delle scelte personali, perché ognuno con il suo corpo fa ciò che vuole, vi siete mai chiest* il perché, se pensate davvero che tutti i corpi siano validi e accettabili, avete così paura di ingrassare? Illustrazione @chiaralascura #belledifaccia #fatphobia #grassofobia #fatacceptance #bodypositivity

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Nel loro post le due sono chiare: “non basta non scrivere ‘muori cicciona’ per non essere grassofobici. […] Bisogna analizzare i motivi per cui siete così terrorizzati di prendere due etti, di avere un rotolino di pancia da seduti o delle calorie di quel gelato che avevate voglia di mangiare oggi.”

Tranquille, non sono un paladino del “grasso è bello” e non sono pronto per maledire le diete, condannare i fisici atletici ed elogiare il sovrappeso. E nemmeno voglio affrontare l’ennesima discussione riguardante il rapporto grasso-salute (già analizzato dalle stesse Belle di faccia, per cui se siete sul piede di guerra, pronte a urlare “state elogiando l’obesità” vi invito ad andare a leggerle con attenzione).

Questa loro riflessione è risultata così ostica perché sposta l’attenzione dal grasso altrui (per il quale si spera abbiamo finalmente imparato a fregarcene) per concentrarsi sul nostro di grasso.

Ma davvero siamo così terrorizzati dall’idea di ingrassare?

La sola universalità della follia legata alla prova costume dovrebbe essere sufficiente per rispondere “sì” alla domanda. Se non bastasse, pensate a quanto riteniamo le diete, la palestra, il sudore e le privazioni più facili dell’auto-accettazione. Crediamo valga la pena faticare così tanto (spesso invano), piuttosto che cambiare l’idea che abbiamo di noi stessi. 

Chi sia il colpevole è ovvio. Bombardamenti mediatici continui, con cui ci hanno insegnato che il canone di bellezza occidentale può rientrare solo in quei 90-60-90 centimetri, hanno plasmato i nostri gusti. Il che, in fondo, è fisiologico. Ogni epoca storica ha avuto il suo canone di bellezza.

Viene da chiedersi però se ci sia differenza tra l’inseguire un obiettivo estetico ed essere invece soggiogati da una fobia patologica. In breve: ci mettiamo a dieta perché ci piace essere magri o perché abbiamo paura di essere grassi?

Pare una domanda marzulliana, ma in realtà la differenza è notevole.

Perché la voglia di avvicinarci a un canone estetico (per quanto sia influenzato) ci farà venire voglia di frequentare la palestra, di rinunciare al dolce e di compiacerci quando potremo mostrare i risultati in costume; ma non ci farò sentire l’obbligo di imporci diete poco salutari, non ci farà rinunciare sempre al dessert, a discapito del buonumore, e non ci farà sentire talmente male con il nostro corpo in costume al punto da avere voglia di nasconderci.

Se siamo inclini a quest’ultimi comportamenti non è dunque perché “ci piace magro” ma perché ci spaventa il grasso.

Arrivati dunque a questa consapevolezza, cosa possiamo fare?

Apparentemente non molto. Riconoscere una fobia infatti non significa che si è già in grado di superarla. Tuttavia i mostri che conosciamo fanno molta meno paura di quelli senza un volto. Per questo, nonostante la rivelazione sia un bello scossone, sono grato per le parole di Belle di faccia.

Capire che il disagio che proviamo deriva molto più dal nostro disgusto che da quello altrui, ci rimette in mano un controllo che non pensavamo di avere.

Se siamo noi a decidere che il nostro corpo non va bene, siamo sempre noi che possiamo decidere di fregarcene. Siamo noi che possiamo scegliere di mettere alla prova, invece che il corpo, il coraggio di affrontare le nostre fobie.

E siamo sempre noi a decidere se siamo pronti per la prova costume. Perciò lo chiedo direttamente a voi: siete pronte?

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