Perché non dovreste mai usare queste maschere viso preconfezionate

Le maschere viso di carta sono ormai molto diffuse, ma bisogna prestare attenzione, perché uno scandalo ha coinvolto in Corea molte aziende che le producono: ecco le ragioni della pericolosità.

No, non dovreste usare queste maschere viso. O almeno dovremmo stare più attente a quello che ci mettiamo in faccia. Facciamo un passo indietro: il prodotto di cui parliamo sono quelle maschere di carta che coprono il viso completamente. Sono molto in voga al momento, anche se assomigliano in maniera abbastanza inquietante al trucco di scena del film “La pelle che abito” di Pedro Almodovar, che parlava di un medico pazzo che cambiava letteralmente pelle a un uomo per vendetta. Ma il pericolo non è certo quello di spaventare qualcuno con una citazione cinematografica, piuttosto c’è un grosso problema sanitario alla base.

O almeno il problema sanitario c’è per le maschere prodotte in Corea: un grosso scandalo si è abbattuto su molte aziende del settore, dopo che sui social network sono comparsi alcuni scatti che ritraggono un’operaia intenta a piegare queste maschere per il packaging. In una delle foto, la donna ha in mano un cartoncino e piega svariate di queste maschere: utilizzando sempre lo stesso cartoncino come guida, l’igiene non è affatto tutelata. Inoltre, altre immagini hanno ritratto delle operaie intente a svolgere questo lavoro da casa, dove appunto è impossibile ricreare le stesse condizioni igienico-sanitarie che invece ci sarebbero in fabbrica con una strumentazione adatta. Perché dovrebbe essere una macchina a fare il lavoro, non una persona.

Ovviamente non è il momento né di farsi prendere dallo sconforto relativo a un futuro in cui le macchine avranno il sopravvento sull’uomo, né di farsi venire in mente l’alienazione da catena di montaggio. E bisogna ricordarsi che si tratta di una pratica illegale in Corea: le aziende subappaltano a lavoratori privati – in gran parte donne, che cercano di arrotondare come possono – questi incarichi, che vengono tra l’altro sottopagati. Quindi oltre al danno per l’acquirente, che si ritrova, come di fatto è successo con una maschera viso piena di capelli altrui, la beffa per i lavoratori. “Yes! Top News” ha stimato che per 1200 maschere piegate, si guadagna un corrispettivo di poco più di 3 dollari.

«Il processo di piegatura casalinga – si legge su Racked, che ha lanciato l’allarme sull’argomento – funziona più o meno così: i fogli e le buste delle maschere vengono lasciati a queste operaie, che spesso lavorano in gruppi di due o tre persone. Le pile delle maschere vengono piegate avvalendosi di una guida, un po’ come quella che si usa per piegare le magliette nei negozi che le vendono al dettaglio, e inserite nella busta per la maschera. Poi le buste aspettano, con un lato aperto, finché non vengono raccolte e portate in fabbrica.»

Si può comprendere bene come, alla questione umana relativa alla piegatura si aggiunge la possibilità di germi provenienti da un ambiente non sterile, che possano penetrare da quel lato della busta aperto per ragioni logistiche per un tempo non determinato. C’è da dire che però la polemica sulla questione sanitaria legata alle maschere per il viso in Corea non è affatto nuova. Già nel 2011 un blogger coreano aveva fotografato e pubblicato sui propri canali social le condizioni antigieniche in cui era costretto a lavorare in fabbrica. Ma le accuse, a quanto pare, sono finite nel dimenticatoio.

Tra i problemi più comuni riscontrati da chi utilizza queste maschere c’è la presenza di capelli altrui, la puzza di nicotina – chi lavora in casa è abituato anche a fumare in casa mentre piega le maschere, e non c’è alcun controllo in merito – il forte odore di detersivi e detergenti, alcuni dei quali hanno provocato anche seri danni per la salute di qualche utente. Infine, lo scorso anno, anche una blogger coreana ha notato delle macchie scure su una maschera che non era scaduta e ha chiesto su Facebook se qualcun altro avesse riscontrato lo stesso disservizio. State attente!

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