Lunghi o corti, con perline o con anellini infilati all’interno, colorati, raccolti sulla testa, abbinati a treccine: sicuramente i dreadlock sono un modo alternativo di portare i capelli su cui, tra l’altro, circolano anche diverse credenze e leggende metropolitane. Si tratta, spesso, solo di banali stereotipi che nulla hanno a che vedere, il più delle volte, con il semplice gusto estetico che è alla base della loro realizzazione.
Dreadlock: storia e significato
Esistono prove certe dell’esistenza dei dreadlock nella cultura egizia, in particolare i uso tra i faraoni, come dimostrano documenti riferiti a Re Tut, ritratto con questi capelli. Anche Ebrei e Celti ne facevano uso, fino agli Indù orientali e le tribù africane, dove i guerrieri acconciavano i capelli in questo modo per intimidire i rivali.
La popolarità dei dread risale in particolare all’area della Giamaica quando a inizi anni Trenta sono diventati il simbolo degli appartenenti al Rastafarianesimo, movimento religioso nato tra la popolazione nera e incentrato sulla figura dell’imperatore d’Etiopia Ras Tafari, primo profeta.
Per i Rastafariani i capelli sono un’espressione del potere spirituale degli uomini e del riavvicinamento a Dio e anche un modo di seguire i precetti biblici, che più volte fanno riferimento all’importanza dei capelli. Inoltre, i dreadlock ricordano la criniera del leone, simbolo della tribù da cui discendeva l’imperatore.
Dreadlock e “rasta”: come chiamarli?
I due termini non sono sinonimi, anche se molto spesso vengono utilizzati come tali. Quelli che vengono comunemente chiamati capelli rasta dovrebbero essere chiamati dreadlock. Il termine rasta è l’abbreviazione di Rastafari, i credenti del Rastafarianesimo che erano soliti portare questa capigliatura. Uno degli esponenti del movimento, icona del movimento Rasta, è Bob Marley, che ha contribuito alla sua diffusione e che ha portato i dread per tutta la vita.
Come si fanno i dreadlock?
I dreadlock sono simili a trecce, ma ogni ciocca è costituita da capelli “annodati”, che non possono essere sciolti. Si realizzano con più facilità su capelli tendenti al crespo, motivo per cui si sconsiglia, prima della realizzazione, di applicare prodotti idratanti come balsami o maschere.
Una volta lavati, si suddividono i capelli in ciocche, separandole con piccoli elastici. A questo punto si pettina ogni ciocca una a una accuratamente, andando a creare un effetto “cotonato”.
A quel punto, le ciocche vengono rigirate tra le dita singolarmente, aiutandosi con un’apposita cera per capelli.
Per dare a ogni dread la giusta consistenza ci si può aiutare con un uncinetto a punta piccola e andare così ad annodare ulteriormente i capelli: partendo dalla radice si inserisce l’uncinetto nella ciocca e si aggancia una piccola porzione di capelli con la punta, procedendo poi annodando il resto del dreadlock intorno all’uncinetto, tenendolo perpendicolare rispetto alla ciocca.
Il procedimento va ripetuto su tutta la testa e alla fine si rimuovono gli elastici.
Per chi non volesse procedere alla realizzazione dei dread sui propri capelli ma avesse comunque la curiosità di sperimentare questo look, esistono anche extension fatte di capelli naturali o sintetici, da applicare occasionalmente con clip oppure con cuciture, per un effetto più duraturo nel tempo.
Come curare e mantenere i dreadlock: 4 risposte
1. I dreadlock sono sempre sporchi?
Questa è una delle domande più gettonate in merito, frutto più che altro di una leggenda metropolitana secondo cui chi li porta non potrebbe lavare i capelli, per non rovinarli. Ma invece, è solo un falso luogo comune. I capelli con dreadlock si possono lavare con shampoo non schiumogeni, preferibilmente a base di erbe (reperibili in farmacia), i più delicati sul cuoio capelluto. Invece è sconsigliato applicare il balsamo, che potrebbe lasciare residui nei capelli, antiestetiche macchie biancastre o incrostazioni di prodotto.
Sconsigliate anche le maschere idratanti, che andrebbero a sciogliere i dread. L’ultimo risciacquo andrebbe fatto con acqua fredda, che aiuta a stringere i nodi, oppure con acqua e aceto, per sgrassarli e lucidarli. Per quanto riguarda l’asciugatura, meglio procedere a bassa temperatura e velocità moderata.
2. È vero che rovinano i capelli?
Qualcuno ritiene che i dread causino la calvizie, ma anche in questo caso non è dimostrata la correlazione: i dread richiedono solo qualche accortezza in più, ma la loro pericolosità è, come la loro sporcizia, solo frutto di cattiva informazione. I dread vanno solo trattati adeguatamente.
Il sapone di marsiglia è molto indicato per mantenerli compatti, così come gli oli secchi e l’olio essenziale di timo, da diluire in acqua e distribuire (o vaporizzare) sulla testa. L’impiego di strani composti di miele, zucchero, lacca, colla o addirittura dentifricio è solamente una falsa credenza.
3. Chi ha i capelli corti o sottili può fare i dread?
Molti pensano che per realizzarli servano capelli lunghi e crespi: ma può farli anche chi li ha corti o sottili? Sì, normalmente si possono fare già su ciocche di almeno 3 cm di lunghezza e non è necessario un capello afro di partenza. Su capelli lisci l’importante è impiegare una buona tecnica e non utilizzare prodotti sbagliati (idratanti o districanti).
4. Ma i dread sono per sempre?
Ci sono persone che riescono a portarli anche per anni, arrivando a capelli lunghissimi. In quel caso, diventando anche particolarmente pesanti, si consiglia di tenerli legati soprattutto da bagnati, per non sforzare le basi. E a proposito delle basi, non è obbligatorio tagliare tutti i dread, una volta che ci si è stancati di averli sulla testa. Basta smettere di rifare le basi un paio di mesi per iniziare ad avere i primi centimetri di capelli “liberi”. Per “scioglierli” si procede con impacchi di balsamo e di olio di oliva: per un po’ può capitare che i capelli crescano “girati” come all’interno di un dread, ma poi la crescita procede regolarmente.
Rihanna
Rihanna tempo fa ha stupito tutti con una cascata di dread lunghi fino al fondoschiena. In omaggio a Bob Marley, la foto postata su Instagram portava la citazione “Buffalo Soldier”, canzone contro la guerra del cantautore e attivista giamaicano.
Zendaya
La star Disney Zendaya ha sfoggiato una lunga chioma con dread sul red carpet per la notte degli Oscar 2015. Quel look è stato riproposto nella bambola a lei dedicata, Barbie Zendaya. “Quando ero bambina non trovavo una Barbie che mi somigliasse – ha commentato emozionata su Instagram l’attrice e cantante – I tempi sono cambiati. Grazie per questo onore e per avermi dato la possibilità di far parte del processo di diversificazione e di espansione della definizione di bellezza”.
Ciara
Nemmeno la popstar Ciara è immune al fascino dei dread, più volte riproposti nel corso della sua carriera, alternati a capelli liscissimi e vaporose acconciature in stile afro.
Willow Smith
Willow, figlia di Will Smith, non rinuncia ai dread, che fanno parte del suo look da diverso tempo.
Halle Bailey
Halle e Chloe Bailey oltre a essere unite dalla passione per la musica (infatti si esibiscono insieme) sono unite anche dalla passione per i dread, scelti da entrambe.
Whoopi Goldberg
L’attrice oggi ha 63 anni ed è stata la seconda donna afroamericana a vincere un premio Oscar dopo Hattie McDaniel. I dread sono un suo tratto distintivo da sempre.
Lisa Bonet
L’attrice statunitense è diventata famosa, giovanissima, interpretando Denise nella sitcom The Cosby Show. Ma è nota anche per i suoi flirt celebri. Dopo la fine del matrimonio con il musicista Lenny Kravitz si è legata all’attore Jason Momoa. Da diversi anni esibisce fiera i suoi lunghi dread.
Lalah Hathaway
Decisamente eccentrico il look della cantautrice e musicista statunitense Lalah Hathaway (vincitrice di ben 5 Grammy Awards) con i suoi dread lunghi e colorati di un viola acceso, quasi fluo!
Kelela
Bob asimmetrico e dread corti per la cantante Kelela, che spesso li porta raccolti sulla testa.
Ava DuVernay
E non rinuncia ai dread neppure Ava DuVernay, prima donna afroamericana a ricevere una nomination al Golden Globe e al Critics Choice Award come Miglior regista per il film Selma – La strada per la libertà. Nel 2017 è stata anche candidata al Premio Oscar
come Miglior documentario per XIII emendamento.
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