Effetto spotlight, ti senti guardato o giudicato? È probabile non sia così
L'effetto spotlight può condizionare profondamente la vita di una persona spingendola a reprimere il suo vero essere.
L'effetto spotlight può condizionare profondamente la vita di una persona spingendola a reprimere il suo vero essere.
La paura di essere giudicati dagli altri può creare ansia e auto-diffidenza, inibendo la naturale espressione di sé e limitando le possibilità di crescita personale.
L’effetto spotlight si riferisce alla tendenza di sentirsi costantemente osservati e giudicati dagli altri durante le situazioni sociali. Questo senso di attenzione eccessiva può aumentare l’ansia sociale, che è un disturbo caratterizzato da un’intensa paura di essere valutati negativamente dagli altri. Nei casi più drammatici il disagio è tale che la persona, pur di evitare il contatto con gli altri, si isola totalmente. Quando si fa qualcosa che è al di fuori dall’ordinario o la persona percepisce un cambiamento nel proprio aspetto, ha la sensazione che tutti abbiano gli occhi puntati su di lei, ma non è così.
In una serie di studi del 2000 i ricercatori hanno trovato prove che suggeriscono che le persone sovrastimano regolarmente l’attenzione che gli altri prestano alle loro azioni. Ai partecipanti era stato chiesto di indossare una maglietta di Barry Manilow e questi avevano previsto che circa la metà delle persone che li avevano visti avessero notato la maglietta. In realtà, solo un quarto delle persone ci aveva fatto caso.
Il team di ricerca ha anche esplorato l’effetto spotlight in una discussione di gruppo: le persone che condividevano i loro pensieri credevano che gli altri nel gruppo prestassero più attenzione ai loro commenti di quanto non facessero in realtà, indipendentemente dal fatto che gli interventi fossero positivi, potenzialmente offensivi o imprecisi.
L’effetto spotlight viene anche chiamato illusione di trasparenza, perché si ritiene che il proprio aspetto e i propri pensieri siano percepibili dagli altri allo stesso modo in cui li percepiamo noi stessi, come spiega un articolo pubblicato su Journal of Personality and Social Psychology:
Spesso le persone credono erroneamente che i loro stati interni “trapelino” più di quanto non facciano in realtà. Gli autori attribuiscono questo bias alla tendenza delle persone a non adeguarsi sufficientemente all'”ancora” della propria esperienza fenomenologica quando cercano di assumere la prospettiva di un altro.
Questo fenomeno rappresenta un tipo di distorsione cognitiva noto come pregiudizio egocentric0: questo tipo di bias altera il modo in cui vediamo le cose, in quanto spinge la persona a fare troppo affidamento sulle proprie prospettive, invece di adattarsi a prendere in considerazione altri punti di vista. Un altro esempio comune di pregiudizio egocentrico è l’effetto di falso consenso, che fa supporre all’individuo che la maggior parte delle persone condivida le sue stesse convinzioni e opinioni.
L’effetto spotlight è in parte guidato anche da un altro pregiudizio cognitivo: l’ancoraggio (bias di ancoraggio): il termine è stato coniato dai due padri fondatori dell’economia comportamentale Amos Tversky e Daniel Kahneman che definirono il fenomeno come il modo in cui, quando si prendono delle decisioni, si tende a fare eccessivo affidamento sulle informazioni ricevute nelle prime fasi del processo.
Una volta elaborato un piano o una stima sulla base di queste prime informazioni, che diventano il punto di riferimento per le decisioni future, diventa difficile apportare modifiche sostanziali al piano, anche se la situazione lo richiederebbe.
Nel momento in cui vengono espressi giudizi su situazioni sociali, ci si ancora alle proprie percezioni, perché sono l’unica cosa alla quale si ha un accesso immediato. In seguito, si può cercare di aggiustare le proprie opinioni per tenere conto delle prospettive degli altri. Questa tendenza inconscia è guidata dall’interpretazione delle situazioni che viene filtrata dai propri pensieri ed emozioni.
L’effetto spotlight può avere diverse conseguenze e rischi che possono minare il benessere della persona. Ecco quali sono alcuni dei principali:
Uno studio del 2007 ha esplorato l’effetto spotlight in relazione all’ansia sociale: i ricercatori hanno chiesto ai partecipanti con una storia di ansia sociale da moderata a elevata di completare un esercizio di memoria. Al primo gruppo di partecipanti è stato detto che la sessione sarebbe stata registrata e rivista da esperti di comunicazione. Al secondo è stato detto che l’obiettivo dell’esercizio era vedere quanti eventi significativi i partecipanti fossero in grado di ricordare, non esplicitando che la sessione sarebbe stata registrata. I risultati suggeriscono che i partecipanti che credevano che sarebbero stati valutati in seguito si sentivano più sicuri della loro performance.
Se si chiede spesso ad amici, familiari o colleghi se sono infastiditi dai propri comportamenti, questi potrebbero consolidare sempre di più l’impressione di una persona egocentrica. Pur non corrispondendo alla realtà, questa immagine potrebbe col tempo minare i rapporti sociali influenzando negativamente le dinamiche relazionali.
La diretta conseguenza dell’essere iperconcentrati su sé stessi e sull’immagine che traspare all’esterno è che non si è in grado di cogliere i segnali di coloro che ci stanno attorno. In pratica non ci si accorge se una persona cara sta male o sta passando un periodo difficile, oppure se un collega è scontento del lavoro svolto insieme. A seguito dei comportamenti apparentemente egocentrici chi ci sta attorno è spinto a pensare che la persona sia insensibile, incapace di entrare in empatia e che non sia intenzionata ad essere di supporto.
Porre se stessi al centro della mente degli altri significa avere difficoltà a riconoscere la loro unicità in quanto individui diversi gli uni dagli altri. Ciascuno serba una propria visione del mondo e delle situazioni della vita basata sulle esperienze vissute. Ignorare il loro punto di vista significa rinunciare ad aprirsi a visioni nuove e potenzialmente arricchenti. Per questo l’effetto spotlight porta a una visione limitata del mondo.
Se si vive nella paura costante del giudizio altrui, è facile comprendere come la tendenza a cercare di camuffare il proprio essere diventi un meccanismo automatico. Pertanto qualsiasi tipo di espressione spontanea della propria personalità e del proprio essere viene inibita. In certi casi la persona potrebbe essere spinta anche a comportarsi in modo diametralmente opposto alla sua natura spinta dal pensiero di evitare giudizi o attenzioni esterne.
È estenuante dover sempre riconsiderare le proprie parole e il proprio comportamento. Ecco 6 modi per combattere l’effetto spotlight:
Lettrice accanita, amante dell'arte e giornalista. Ho da sempre il pallino per la scrittura.
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