Negli ultimi anni sta prendendo sempre più piede la bio-cosmesi, che utilizza solo prodotti cosmetici biologici, ovvero completamente naturali, senza aggiunta di essenze artificiali dannose per l’uomo, e senza sperimentazioni su animali.
Un cosmetico biologico deve essere tale sia per chi lo usa, ma anche per l’ambiente, e in effetti deve trovarsi nelle confezioni “green”, ovvero riciclabili o degradabili nell’ambiente.
Per riconoscere prodotti di bio-cosmesi dobbiamo prima di tutto guardare all’etichetta: imparare a conoscere gli ingredienti giusti ci aiuterà infatti a muoverci nel mondo dei cosmetici biologici.

I vantaggi dell’uso dei cosmetici bio

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Fonte: web

Uno dei vantaggi di un prodotto cosmetico biologico è senza dubbio quello di avere più benefici a livello generale, usando però una minor quantità di prodotto: i prodotti di bio-cosmesi infatti assicurano un’ottima efficacia anche solo usando una dose davvero minima.
Il più importante vantaggio nell’usare cosmetici bio, inoltre, riguarda soprattutto l’impatto ambientale: utilizzare grassi che derivano da piante coltivate biologicamente al posto di grassi che sono di origine sintetica, chimica o derivanti da piante convenzionali, contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente dato che non vengono utilizzati e si rispettano la biodiversità e i cicli produttivi.

Va detto, però, che, rispetto al settore alimentare, attualmente non esiste a livello europeo uno standard di definizione unico che disciplina la cosmesi biologica, e ciò può ovviamente avere conseguenze pericolose per il consumatore. Per colmare il vuoto normativo, nel 2011 è entrato in vigore il Cosmetic Organic Standard, il quale stabilisce che un prodotto cosmetico può definirsi biologico solo se contiene almeno il 95% degli ingredienti provenienti da agricoltura bio. Anche l’Organizzazione Internazionale per la Normazione (ISO) negli ultimi anni ha sviluppato il progetto ISO 16128, con l’obiettivo di individuare, su basi scientifiche, delle linee guida per definire le caratteristiche degli ingredienti e dei prodotti finiti commercializzati come cosmetici naturali e biologici. Lo standard è attualmente diviso in Definizioni (ISO 16128-1), pubblicato nel febbraio 2017, che pone sia le basi per la classificazione degli ingredienti naturali e biologici, sia le caratteristiche e limitazioni delle altre materie prime, e in Requisiti (ISO 16128-2), ancora in lavorazione. Tuttavia, più di un esperto del settore ha sottolineato i propri dubbi a proposito della normativa e la necessità di implementarla, rendendola più completa.

Controindicazioni dei cosmetici bio

Anche se naturali, i cosmetici bio presentano comunque non poche controindicazioni: anzitutto, essendo prodotti non trattati chimicamente, possono contenere sostanze vegetali che non sempre vengono controllate adeguatamente, con il rischio di applicare sulla pelle prodotti che spesso possono irritare, causare allergie, arrossamenti o pruriti. Il pericolo di reazioni allergiche, in particolar modo, è sempre in agguato, perché, Anche se si tratta di prodotti naturali, se non vengono utilizzati in tempi molto brevi i cosmetici bio possono provocare fastidi di questo genere. Questo perché l’assenza di sostanze chimiche, seppur benefica, espone all’assenza di conservanti e dunque al rischio di applicare un prodotto già scaduto e vecchio su una pelle pulita e sana.

Altra nota dolente è che i prodotti biologici hanno costi piuttosto elevati; acquistare creme, maschere, bagnoschiuma e molti altri cosmetici biologici, significa spendere una cifra esorbitante rispetto ai prodotti in vendita in qualsiasi negozio.
Alcuni nutrono poi perplessità sul fatto che i cosmetici biologici non abbiano, effettivamente, tracce di sostanze chimiche, dato che, per far durare più a lungo un cosmetico biologico e naturale, sono diverse le industrie che aggiungono siliconi, paraffina e parabeni, pur senza applicare alcuna etichetta.

Per essere certi di usare davvero un prodotto naturale che rispetti gli standard richiesti occorre leggere l’INCI, sigla che sta per International Nomenclature of Cosmetic Ingredients, e che riguarda la lista degli ingredienti cosmetici, espressa secondo una nomenclatura standard, che, dal 1997, le case cosmetiche hanno l’obbligo di scrivere.

Le marche migliori di cosmetici bio

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Come detto, però, la bio-cosmesi sta prendendo sempre più campo, riscontrando il gusto e il parere favorevole delle persone, che la scelgono con l’idea di usare ingredienti naturali e di rispettare il pianeta. Dunque su quali marche orientarsi per scegliere prodotti sicuri?

Partendo dal presupposto che gli elementi da evitare sono petrolati, siliconi, polietilenglicoli (PEG), triclosan, formaldeide, amine e amino derivati e parabeni, i brand migliori di cosmetici bio sono Acorelle, azienda francese nata nel 2005 che produce cosmetici biologici con certificazione Ecocert, Alkemilla, azienda italiana, Biofficina toscana, che produce cosmetici di alta qualità certificati da Icea e Cruelty Free usando ingredienti vegetali, come diversi estratti di piante e oli essenziali, provenienti da agricoltura biologica. I prodotti non contengono siliconi, sono adatti a chi segue uno stile di vita Vegan e testati al nickel.

C’è poi Ecotools, azienda leader nella produzione di accessori eco-consapevoli, come i famosi Pennelli per il Make Up Vegani con setole sintetiche, che devolve l’1% di ogni acquisto alla società no-profit Save The planet, la quale salvaguardia il Pianeta e sostiene attività di rimboschimento degli alberi usati per realizzare i prodotti. Lavera, una delle prime aziende di cosmesi biologica, è nata nel 1987 in Germania, e produce cosmetici e make-up con ingredienti naturali provenienti da agricoltura biologica controllata, senza effettuare testi sugli animali in tutto il processo produttivo. Pilogen Carezza è invece un laboratorio italiano nato nel 1898 a Salsomaggiore Terme, che produce linee di cosmesi biologica per bambini e mamme: Bio Bio Baby e Bio Mamma. I suoi prodotti rispettano al 100% le regole della commissione ICEA (Istituto per la Certificazione Etica e Ambientale).

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