"Come, crescendo, il mio rapporto con i peli è cambiato. Per fortuna.”
Abbattere lo stigma dei peli - scegliendo anche di tenerseli addosso quando ci pare - è possibile. E qui c’è il racconto di come si tiene in equilibrio l’ago della bilancia in un universo in cui il liscio assoluto e la depilazione part-time possono (e devono!) convivere.
Io la prima volta che ho tenuto in mano una crema depilatoria me la ricordo bene. Avevo 12 anni: con me c’era mia mamma che, con fare da sacerdotessa durante un rito di purificazione, mi ha passato il tubetto dicendomi con fare cospiratorio: “Non puoi più tenere addosso quei peli. Non va bene”.
Secondo lei il mio corpo di preadolescente già formato e mestruo-dotato strideva con quella coltre di peli scuri sulle gambe, venuti fuori all’improvviso in tutta la loro potenza. “Sei una signorina, devi essere ordinata”, era la frase preferita di mamma in quel periodo. E sì, quando diceva questo, si riferiva al fatto che avrei dovuto vestirmi decentemente, tenere i capelli a posto possibilmente con un caschetto e le gambe strette mentre avevo addosso la gonna. Ma intendeva anche e soprattutto che voleva vedermi senza peli: sulle gambe, sotto le ascelle e nella zona dell’inguine in particolar modo. Non stava bene tenerseli lì. Con davanti il corpo della figlia in evidente stato di evoluzione e crescita, per lei era arrivato il momento di eliminarli tutti senza pietà.
Così mi ha dato in mano la crema depilatoria, una della Strep che aveva preso direttamente dal suo cassetto del bagno, quello dei “tesori”, come lo chiamavo io ai tempi. “Usa sempre la crema, il rasoio li fa uscire più duri e forti” mi diceva spesso, come se stesse parlando di mostri orribili pronti a uscirmi dalla pelle e lei mi stesse trasferendo un segreto incredibile che mi avrebbe salvata dall’attacco.
Poi mi ha mostrato come stenderla e ad usare la spatolina per togliere via i frutti dei miei bulbi piliferi rinvigoriti dall’adolescenza.
La faccia soddisfatta di mamma mentre osservava quanto erano lisce, pulite e in ordine le mie gambe dopo quella sessione di depilazione è una delle cose che ricordo con grande nitidezza della mia prima esperienza a tu per tu con i peli.
Della depilazione, un po’ per abitudine, un po’ perché i modelli televisivi o cinematografici ci raccontavano così, per molti anni dopo quella prima volta mi è rimasta addosso la sensazione che fosse una cosa necessaria. Che avere meno peli possibile addosso fosse sinonimo di eleganza, ordine, poca sciatteria, persino pulizia. Prima di ogni bagno al mare, prima di indossare una gonna o una canotta, prima di ogni appuntamento con uomini o amiche, ho ripreso in mano la cera, le strisce o la crema depilatoria per togliere di dosso ciò che non doveva esserci.
Lo ammetto: ci ho messo un po’ a capire che non sempre è tutto bianco o nero e che anche quando si parla di peli e depilazione ci vogliono mezze misure. Negli anni ho compreso che quei modelli di perfezione erano solo una parte della storia. E che quell’ansia di non essere in ordine prima di una visita dal ginecologo o un incontro romantico me la portavo addosso più per abitudine che per reale bisogno.
Mi ha aiutato guardare il modo in cui molte celeb di oggi espongono senza paura i peli sotto le ascelle e non perché sono sciatte o poco eleganti o addirittura poco pulite, ma semplicemente perché va loro di farlo. E non gliene importa nulla di quello che dicono gli altri.
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Sono fortissime anche le ragazzine di oggi, le guardo con una grande ammirazione, anche se non sono più una di loro da qualche tempo (non troppi anni, eh!). Sui social non hanno nessun timore a raccontare la loro generazione per quella che è: un universo di libertà e auto-affermazione che passa (anche) per la non-depilazione. O comunque per la libera scelta. Se hanno voglia di tingersi i peli sotto le ascelle con i colori dell’arcobaleno o di esporre quelli sulle gambe sotto gli shorts, lo fanno con una naturalezza che vorrei aver avuto io alla loro età.
Quante volte avrei potuto infischiarmene della ricrescita prima di un appuntamento con qualcuno! E quante altre avrei potuto vivere il momento della depilazione come momento di benessere e di coccola, solo perché mi andava di avere gambe e ascelle liscissime prima di mettere il costume?
Ma sto imparando. Davvero! Da un po’ di tempo l’idea che depilarmi sia un atto dovuto (a chi, poi?) mi ha abbandonata. Oltre all’esempio delle adolescenti fiere e sicure del loro aspetto, ha aiutato la chiusura forzata in lockdown che ha ridotto di molto la mia vita sociale, come ha fatto con quella di tutti. Sono rimasta con la sola compagnia del mio pc, del gatto e dei miei peli per diverse settimane, prima di mettere il naso fuori di casa. E quando ho ripreso in mano la mia ormai fidata crema depilatoria della Strep l’ho fatto perché mi andava, perché avevo voglia di sentirmi diversa e di dare una scossa al mio aspetto dopo settimane di stimoli pari a zero.
Anche se la confezione è un po’ cambiata negli anni rispetto a quella che mia madre ha tirato fuori dal suo armadietto dei tesori quella prima volta (e oggi è tutta nuova!), non ho dimenticato i suoi primi consigli in fatto di peli e modi per gestirli. Solo quei messaggi li ho personalizzati, adattandoli ai ritmi della mia vita e alle infinite possibilità che oggi offre la depilazione domestica: non solo creme classiche ma anche quelle da usare al volo sotto la doccia, oppure cere allo zucchero di canna (forse le mie preferite!), strisce per ogni parte del corpo e kit per rendere la depilazione un’esperienza naturale e flessibile. Proprio come dovrebbe essere. A seconda del tempo, della voglia o meno di strappare o di non sentire proprio nulla.
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Nel periodo difficile del lockdown ho dato alla depilazione un valore tutto nuovo: la crema depilatoria o le strisce per i baffetti nell’armadietto del mio bagno non stanno lì perché “così si fa” o per senso del dovere verso un’ideale di bellezza preconfezionato. Durante e dopo il lockdown mi sono depilata perché volevo farlo. Anche solo per me stessa.
Mi piace ripensare oggi a quella prima esperienza da “adulta” con mamma come uno di quei pilastri della crescita a cui sai dare valore solo a distanza di tempo. Il mio corpo a 12 anni si è evoluto anche grazie ai peli che spuntavano fuori da tutte le parti (vogliamo dimenticare le sopracciglia anni Novanta?). Sono cambiata anche grazie a quell’esperienza madre-figlia che aveva come missione quella di estirparli tutti. Nel corso degli anni ho conservato il meglio di quel ricordo – e qualche buon consiglio sui prodotti da usare – adattandolo al mio corpo di donna. E sottolineo MIO! E alla possibilità di scelta che abbiamo sempre e in ogni caso. Anche quando si parla di peli.
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Digital Editor di costume, online scrivo di serie tv, royals, attualità e lavoro. Mamma di una cinquenne con la testa di una preadolescente, calabrese nel sangue e torinese d'adozione, ho un'opinione su tutto e una tazza di caffè ...
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