Quello che è successo a Freida Pinto nel 2009 è in realtà un meccanismo abbastanza comune nel mondo pubblicitario. L’attrice indiana fu infatti oggetto di una vera e propria azione di sbiancamento della pelle quando, dieci anni fa, era stata scelta da L’Oreal come testimonial, ma solo recentemente ha deciso di tornare sull’argomento, in un’intervista per il Guardian.
Sono sicura che l’abbiano fatto – ha detto l’attrie – perché quello che avete visto in alcune campagne pubblicitarie non è il colore della mia pelle.
Dal 2011, proprio per evitare il ripetersi di episodi simili, Freida ha voluto far inserire una clausola specifica nel proprio contratto di collaborazione con tutti i brand di estetica.
Ma lo sbiancamento, o “whitening” in inglese, come detto è una tecnica tutt’altro che rara, che prevede appunto lo schiarimento del colore della pelle della modella o della attrice. In tutto ciò, dato che vittime di questa pratica sono per lo più donne nere o mulatte, non si può non rilevare un razzismo latente, fautore dell’idea che una pelle chiara sia più bella di una scura.
Sfogliando la nostra gallery, ci chiediamo quindi come sia possibile che nel 2019 la copertina di un magazine possa ritrarre una star come Freida Pinto con il colore della pelle più chiaro del naturale. O nascondere un corpo che non porta una taglia 38, o come un’azienda beauty, con basi in tutto il mondo, possa permettersi di pubblicizzare un prodotto utilizzando il pay off “per una pelle visibilmente più chiara” usando una modella di colore come testimonial.
L’uso smodato del fotoritocco è una prassi di per sé abusata e criticata, ma in questo caso va oltre la deleteria ricerca delle “perfezione”, perché implica che da questo modello stereotipato da proporre sui magazine, la pelle scura sia da bandire a priori.
Qual è il messaggio che queste multinazionali e questi magazine vogliono quindi trasmettere? In un tempo in cui si sta facendo tanto in favore del body positivity, dell’accettazione di sé e dell’abbattimento degli stereotipi, ci chiediamo quanto poco lungimirante e denigratoria possa essere la scelta di ritoccare le foto fino a questo punto. Ciò che decreta un pelle una bella pelle non è di sicuro la tonalità di colore. Pare scontato, ma a quanto pare non lo è.
Augurandoci che questi possano solo essere errori da cui imparare, abbiamo raggruppato alcune delle tantissime pubblicità accusate di sbiancamento e annesso razzismo, con la speranza che questa triste pratica finisca al più presto.
Freida Pinto
Nel 2011 la casa francese di cosmetici L’Oréal ha sbiancato l’attrice indiana, protagonista femminile del film The Millionaire, facendola apparire molto più chiara di quello che non sia realmente. Dopo il triste incidente Freida ha aggiunto la clausola anti-sbiancamento al suo contratto con L’Oréal e il ritocco non è più avvenuto.
Naomi Osaka
La tennista è stata protagonista di una pubblicità, ora censurata, del brand Nissin, sponsor della campionessa. La pubblicità vedeva la presenza di Osaka in versione manga. La sua versione cartoon però non le assomigliava per niente: i capelli erano stirati, i tratti haitiani scomparsi e la pelle sbiancata, rendendola praticamente irriconoscibile.
Omowunmi Akinnifesi
Nel 2017 la Nivea ha pubblicizzato un nuovo prodotto in Nigeria, Camerun, Ghana e Senegal usando come testimonial l’ex Miss Nigeria Omowunmi Akinnifesi. La pubblicità mostrava la protagonista con la pelle più chiara del naturale e aveva come pay off “per una pelle visibilmente più chiara”. La pubblicità è stata eliminata da You Tube e immediatamente criticata da stampa e social.
Lola Ogunyemi
Nel 2017 anche il brand Dove è stato accusato di razzismo, fatto già accaduto in passato. Sotto processo questa volta è uno spot pubblicitario che mostra una modella nera, Lola Ogunyemi, togliersi una maglietta del colore della sua pelle, e subito dopo, al suo posto, a compiere lo stesso gesto compare una modella bianca, seguita poi da un modella orientale.
C’è chi sostiene, in difesa di Dove, che il messaggio sia stato male interpretato, tuttavia quello che le persone hanno percepito guardando la pubblicità è che un loro prodotto possa rendere bianca la pelle di una donna nera. La campagna è stata rimossa e l’azienda si è scusata per le offese provocate.
Beyoncé
Nel 2008 la casa parigina L’Oréal è stata accusata nuovamente di “sbiancamento” ed eccessivo photoshop di una pubblicità vista su testate giornaliste americane. Questa volta la vittima dello sbiancamento è stata la cantante Beyoncé, che in foto appariva con una pelle molto più chiara della sua, che la rendeva a tratti irriconoscibile.
L’azienda ha smentito tutto ciò, sottolineando che la cantante lavora con loro dal 2001 e che tra i due c’è un rapporto di fiducia e rispetto duraturo e stabile.
Beyoncé
Beyoncé pare essere diventata negli anni non solo la vittima ma lei stessa il carnefice di questo sbiancamento. Nella copertina del suo album 4 uscito nel 2011, la cantante appare visibilmente più chiara. Alcuni sostengono che sia la conseguenza degli abituali ritocchi di post produzione, altri che fosse la vera intenzione della cantante.
Gabourney Sidibe
La protagonista del film Precious è stata nel 2010 sulla copertina del magazine francese Elle. La testata è stata accusata d’aver schiarito la sua pelle e d’averle riservato un trattamento diverso rispetto alle altre copertine. Gabourney infatti non appariva nella formula standard, ovvero tre quarti di corpo circondato da margine bianco, bensì era ritratta in primo piano, nascondendo tutto il suo corpo.
La rivista ha negato ogni accusa di estremo ritocco nei confronti dell’attrice e Gabourney non ha mai rilasciato alcun commento a riguardo.
Aishwarya Rai Bachchan
Sempre il magazine Elle è stato accusato d’aver schiarito la pelle della star bollywoodiana Aishwarya Rai Bachchan. La copertina del mese di gennaio 2019 è stata eccessivamente ritoccata e la star appare molto più chiara della realtà.
Kerry Washington
Nel 2015 l’attrice è stata protagonista di una cover del megazine InStyle, sulla quale appariva visibilmente più chiara, con una pelle quasi bianca.
Dopo le critiche, la testata si è scusata rassicurando che il triste accaduto si sarebbe trasformato in un esempio da non commettere per il loro futuro.
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