La drammatica vita dietro il sorriso di Bettie Page, la regina delle pin-up
La storia di Bettie Page, la pin-up più famosa di sempre: dietro l'immagine perfetta e patinata si nascondeva una storia di dolore
La storia di Bettie Page, la pin-up più famosa di sempre: dietro l'immagine perfetta e patinata si nascondeva una storia di dolore
Un silenzio lungo 50 anni ha avvolto la “seconda vita” di Bettie Page, la pin-up americana famosa per la sua frangetta corta e gli scatti fetish. Quando decise di scomparire, nel 1958, si era già lasciata alle spalle una fortunata carriera da modella. Da quel momento e fino alla sua morte, nel 2008, non si seppe praticamente nulla di lei. Intanto, il suo nome era già diventato un brand: l’ossessione per la sua immagine e le sue foto sorridenti germogliò nei primi Anni Ottanta, traducendosi nella commercializzazione di libri, magliette, borse, prodotti di bellezza, scarpe e in ogni genere di gadget.
La Queen of Curves, come veniva chiamata dai fan, tentennò solo agli inizi degli Anni Novanta. Povera e segregata perennemente in casa, su consiglio di un familiare decise di prendere un avvocato per cercare di guadagnare qualcosa dallo sfruttamento della sua immagine. Uscì anche una biografia ufficiale sulla sua vita, intitolata Bettie Page: The Life of a Pin-Up Legend e scritta da Karen Essex, ma la sua situazione non mutò: nessuno voleva pagarle le royalty. Dopo aver rifiutato di posare di nuovo davanti a un obiettivo, perché insicura della sua immagine, tornò nell’anonimato.
Intanto, da Madonna a Dita Von Teese, da Katy Perry alle Suicide Girls, in molte continuavano a copiarla. Solo negli ultimi anni della sua vita riuscì a mettere insieme un team legale che si occupasse dell’utilizzo del suo nome. Nel 2011, poco tempo dopo la sua morte, Forbes la inserì della lista delle celebrità che guadagnavano di più da morte, nella stessa posizione in classifica di Andy Warhol e George Harrison.
Sfogliate la gallery per ripercorrere la vita di Bettie Page…
Nata il 22 aprile del 1923 a Nashville, Tennessee, Betty Mae Page, detta Bettie, passò un’infanzia tranquilla, diventando presto una studentessa ambiziosa e competitiva, come ricorda un vecchio articolo di Rolling Stone. Dopo il divorzio dei genitori, a dieci anni fu affidata con le due sorelle alle cure di un collegio nel quale rimase per circa un anno. Sua madre faticava infatti a mantenere le due figlie, mentre il padre era già finito in prigione per furto. Bettie raccontò poi che l’uomo aveva iniziato a molestarla quando lei aveva solo tredici anni. Nel 1943 Bettie sposò Willam E. “Billy” Neal, conosciuto alle superiori, ma un anno dopo lui partì in guerra come marinaio.
Consapevole della sua bellezza, dopo la laurea in Arte si unì alla “migrazione” di giovani ragazze e ragazzi a Hollywood, in cerca di fama. Arrivata nella capitale mondiale del cinema, non trovò il successo desiderato: nonostante le lezioni di recitazione, il suo accento non piaceva e veniva considerato troppo campagnolo. Anni dopo, Bettie confessò di non essere riuscita a ottenere un lavoro perché non aveva mai accettato di concedersi ai produttori.
Dopo la fine del suo primo matrimonio, nel 1947 Bettie decise di tentare con New York, sperando che il mondo del teatro la prendesse sul serio. Era l’età d’oro per la Grande Mela, immersa nel clima bohémien dell’Actor’s Studio e dei poeti beat. Poco dopo aver trovato lavoro come segretaria in un’azienda vicino a Penn Station, fu vittima di una violenza sessuale da parte di un gruppo di uomini. L’episodio la spinse a tornare a casa, ma un anno dopo decise di tornare in città e trovò un altro lavoro come segretaria.
Nel 1950, mentre si trovava su una spiaggia vicino a New York, attirò l’attenzione di un fotografo amatoriale che si chiamava Jerry Tibbs. Lui le propose di fare uno scambio: lui avrebbe potuto fotografarla e in cambio lei avrebbe ricevuto il suo portfolio e qualche consiglio. Fu proprio Tibbs a consigliarle di cambiare look, optando per la frangetta nera.
Bettie Page entrò così in una sorta di circolo di fotografi, posando come modella e lavorando inizialmente con Cass Carr. Il fatto che fosse assolutamente disinibita, oltre che bellissima, fece decollare la sua carriera nella fotografia erotica.
Bettie attirò subito l’attenzione di Irving Klaw, conosciuto come il Re delle Pin-up. Fotografo e agente, aveva trovato una sua nicchia di clienti molto specifica: vendeva infatti foto di donne che indossavano tacchi alti e calze, impegnate in giochi sadomaso. Non c’era mai sesso esplicito, nei suoi scatti, ma era comunque piuttosto espliciti.
Nel 1953, galvanizzata dal successo come modella, Bettie Page tentò nuovamente la strada del cinema, prendendo lezioni di recitazione. Riuscì a ottenere qualche piccola parte, ballando e recitando nei film di genere burlesque Striporama di Jerald Intrator, Teaserama e Varietease di Irving Klaw. Nel 1954, mentre si trovava a Miami, incontrò il fotografo Bunny Yeager, che la ritrasse e inviò gli scatti a Hugh Hefner, fondatore di Playboy. Fu così che divenne la Playmate del Mese nel gennaio del 1955, diventando famosa in tutto il mondo.
Nonostante fosse richiestissima, nel 1958 decise di ritirarsi dalle scene. Per qualcuno si era sentita in colpa perché indagata in seguito alla morte di un giovane, deceduto durante una seduta di bondage estremo ispirata agli scatti in cui anche lei era presente. Ritirata a vita privata, Bettie andò a vivere a Key West, in Florida, dedicando la sua vita alla religione cristiana e provando un senso di colpa per la sua vita passata. Nello stesso anno si sposò con Armond Walterson, ma il matrimonio finì nel 1963. Nello stesso anno tornò a Nashville e risposò il suo primo marito, ma le nozze vennero prontamente annullate.
Bettie tornò in Florida nel 1967 e si risposò di nuovo, ma anche stavolta non fu fortunata. Dopo il trasferimento in California, nel 1978, ebbe una crisi nervosa e litigò violentemente con la sua padrona di casa. I medici le diagnosticarono la schizofrenia e passò 20 mesi in una casa di cura. Dopo un altro alterco con un padrone di casa, fu arrestata e subito dopo rilasciata perché mentalmente instabile. Solo otto anni dopo, nel 1992, la polizia pose fine al periodo di supervisione. A quel punto Bettie tentò di riprendere in mano la sua vita, cercando di guadagnare dai diritti d’immagine e dalla sua biografia ufficiale, ma non andò bene. Ripiombata nel silenzio, mori l’11 dicembre del 2008, ufficialmente per un infarto.
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