Il periodo Vittoriano, corrispondente al regno della Regina Vittoria in Gran Bretagna (1837-1901), rappresentò un momento di grandi cambiamenti sociali ed economici, soprattutto per la borghesia europea e americana. Allo stesso modo, le donne cominciarono a interrogarsi sul loro ruolo nella società. Una cosa era certa, però: gli uomini si aspettavano che fossero bellissime e soprattutto sposate, visto che il matrimonio era purtroppo l’obiettivo primario per la donna ottocentesca. E, per essere piacenti, ci si affidava alla beauty routine del tempo.

In epoca vittoriana, le donne si fidavano dei consigli contenuti in pubblicazioni e libri specifici, normalmente redatti da dottori o da donne dell’Alta Società, considerate “esperte del settore”. Come raccontato nel libro Unmentionable: The Victorian Lady’s Guide to Sex, Marriage, and Manners della storica Therese Oneill, i consigli spaziavano da come lavarsi i capelli a come truccarsi. Se state già pensando di recuperare quei trucchi del passato, sperando che funzionino, abbiamo una brutta notizia per voi: la beauty routine vittoriana era un vero disastro, se non addirittura letale:

  • Il bagno
    Si consigliava un bagno completo una o due volte al mese, in acqua tiepida. Niente acqua troppo fredda o troppo calda, perché si pensava che potesse persino causare follia. Tra un bagno e l’altro, però, ci si poteva comunque lavare “a pezzi”, passandosi una schiuma imbevuta di acqua e aceto.
  • I capelli
    La donna vittoriana si lavava raramente i capelli, visto che il processo era lungo e poco piacevole. Gli “esperti” consigliavano infatti di diluire ammoniaca pura in acqua tiepida e poi massaggiare la cute. Chiaramente, il contatto dell’ammoniaca con gli occhi poteva causare gravi danni. C’era però un’alternativa più delicata: il succo di cipolla, che si pensava rendesse la chioma più lucida e meno unta.
  • Il deodorante
    Non esistevano i deodoranti, quindi l’unico rimedio al cattivo odore corporeo era il profumo. La fragranza più diffusa era a base di ambra grigia, una sostanza fortemente odorosa prodotta dall’intestino dei capodogli. Non proprio invitante, vero?
  • La pelle del viso
    La beauty routine vittoriana dava ovviamente grande spazio alla pelle del viso, che doveva essere bianchissima. Il pallore era infatti sinonimo di ricchezza, visto che solo le donne dell’Alta Società avevano la carnagione chiara, visto che non passavano le loro giornate a lavorare nei campi o tra i fumi delle fabbriche. Per sbiancare la pelle, quindi, le donne provavano di tutto. Quando non usavano creme a base di piombo, arrivavano addirittura a ingerire piccole dosi di arsenico, carbone o argilla.
  • I punti neri
    Le donne vittoriane spesso chiamavano i punti neri “vermi della pelle”, perché spuntavano fuori dal loro viso. Gli esperti consigliavano suffumigi a base di zolfo o solo di acqua, per un periodo di due o tre mesi.
  • Le lentiggini
    Chi era “così sfortunata” da nascere con le lentiggini, cercava di eliminarle con applicazioni di succo di limone o di fenolo. Facendo così, però, favorivano la formazione di rughe, cosa che le costringeva a ricorrere a impacchi a base di carne cruda di manzo, prima di andare a letto.
  • Il trucco
    Il trucco veniva usato soprattutto dalle attrici o dalle prostitute, quindi le donne dell’Alta Società si guardavano bene dall’utilizzarne troppo. Nei libri di bellezza si consigliava di applicare solo un velo di make-up, che rendesse le gote e le labbra più rosse e la pelle più opaca. Il classico effetto “bonne mine”, per capirci.
  • La forma perfetta
    Per l’epoca vittoriana, la donna ideale aveva un fisico morbido, né troppo pesante né troppo magro. Per raggiungere il peso forma, spesso si assumevano pillole a base di arsenico, stricnina o cocaina. A quelle considerate troppo magre, invece, si consigliava di restare più a lungo a letto, senza far niente. Che fosse proprio questo l’unico consiglio efficace?
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